Museo Botanico

Storia

 

Nonostante l’Orto botanico di Padova risalga al 1545, la prima notizia della presenza di un Erbario universitario si ha solo agli inizi dell’Ottocento sotto la prefettura del medico e bibliotecario Giuseppe Antonio Bonato (1753-1836) che nel 1835, ormai anziano e prossimo alla pensione, decide di donare all’Ateneo la sua collezione di piante essiccate. Già pochi anni dopo, e più precisamente in uno scritto del 1842 Roberto de Visiani, che lo sostituirà come Prefetto dell’Orto botanico, annota:”trattasi di circa quattordici mila piante nostrali ed esotiche, coltivate e spontanee, il quale si va accrescendo continuamente…”. E infatti per tutto l’Ottocento, e fino agli anni cinquanta del Novecento, grazie all’interesse dei vari Prefetti che si sono succeduti, tra cui, oltre a Roberto de Visiani (1800-1878), vi furono grandi botanici quali Pier Andrea Saccardo (1845-1920) e Augusto Béguinot (1875-1940), vengono effettuati numerosi ed importanti acquisti oltre che donazioni da parte di studiosi, o loro eredi, che a vario titolo hanno avuto a che fare con Padova. Quel primo nucleo di piante secche, probabilmente raccolte in Orto e quindi testimonianza di ciò che veniva coltivato nella struttura a cavallo tra Settecento e Ottocento, viene quindi gradatamente arricchito così da raggiungere i circa 600.000 esemplari in quello che, attualmente, viene chiamato Herbarium Patavinum.

Agli Erbari si aggiungono però, nel tempo, collezioni di vario genere che testimoniano gli interessi degli studiosi che hanno frequentato l’Orto di Padova. La lunga lista di materiali conservati in Museo vede la presenza di semi, frutti, rotelle e sezioni ultrasottili di legno, tabelloni didattici, pannelli in cera d’api, modelli fungini, galle, vetrini con diatomee e lastre fotografiche. Le raccolte, un tempo dislocate in vari locali del grande edificio prospicente l’Orto e databili ai secoli XVII e XVIII, verso la fine dell’Ottocento sono state riunite al secondo piano dell’ala orientale e qui sono tuttora conservate.