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Nuove scoperte per vecchi reperti

I fossili raccontano la storia del più grande serpente acquatico noto finora in Italia

 

Letizia Del Favero, Mariagabriella Fornasiero

 

Quando pensiamo al lavoro del paleontologo ci immaginiamo uomini e donne avventurosi, generalmente vestiti alla Indiana Jones, che si spingono in terre lontane per scavare i resti di enormi animali vissuti in un remoto passato.
In realtà non è sempre così; spesso i ricercatori “esplorano” gli scaffali dei musei. Qui, accanto ai fossili raccolti e conservati in attesa che qualcuno li studi, ai paleontologi capita di trovare anche fossili da “ristudiare”. Si tratta di reperti presenti nelle collezioni già da lungo tempo e di grande importanza, ma che sono poco noti, oppure si tratta di fossili studiati molto tempo addietro e poi “dimenticati”. In questi casi il lavoro dei paleontologi consiste proprio nel “riscoprire” i vecchi reperti e studiarli con tecniche moderne e alla luce delle più recenti conoscenze, per condividere le nuove scoperte con la comunità scientifica. Possono sembrare piccole ricerche, ma ognuna di esse costituisce un tassello per ricostruire quel grande e complicato mosaico che è la storia della vita sulla Terra.

Le vicende del Palaeophis oweni, il più grande serpente acquatico noto finora in Italia, raccontano la storia di uno di questi fossili.

I resti di questo rettile fanno parte della storica collezione “De Zigno”, acquisita per il Museo di Geologia e Paleontologia nel 1896. Si tratta di alcune vertebre trovate vicino a Roncà (VR), nel celebre giacimento di Monte Duello, descritte per la prima volta da Achille De Zigno nel 1881. I calcari nummulitici di Monte Duello rappresentano un deposito formatosi in acque marine poco profonde durante l’Eocene medio (circa quaranta milioni di anni fa) e sono noti per aver restituito un gran numero di fossili, molti dei quali sono oggi conservati in museo.

Dal momento della prima pubblicazione ad oggi Palaeophis oweni è rimasta una specie poco conosciuta e le sue affinità biologiche sono rimaste abbastanza enigmatiche. In Italia nessun altro fossile simile è più venuto alla luce.

Letizia Del Favero del Museo di Geologia e Paleontologia ha studiato nuovamente i fossili assieme ai colleghi paleontologi Georgios Georgalis e Massimo Delfino del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino.
Tutto il materiale conservato in museo è stato analizzato accuratamente, fotografato e descritto in dettaglio; lo studio attuale ha consentito di chiarire le affinità biologiche di questo grande rettile, di risolvere alcuni problemi nomenclaturali e di designare il lectotipo della specie, cioè il suo esemplare di riferimento.

La nuova dettagliata descrizione, che evidenzia le caratteristiche anatomiche più peculiari di questo rettile, è stata corredata da numerose immagini ad alta risoluzione; essa costituisce un importante bagaglio di informazioni che si aggiungono a quelle presenti nella pubblicazione ottocentesca, la cui litografia originale presentava alcune imprecisioni.

Purtroppo l’incompletezza del reperto non ha consentito di determinare con certezza le dimensioni effettive dell’animale, che però, a giudicare dalla dimensione delle vertebre, doveva superare qualsiasi altro serpente estinto o esistente conosciuto in Italia.

Oggi più che mai lo studio di questi antichi esseri, animali e piante, e dell’ambiente nel quale vivevano non è più da considerarsi solo una mera curiosità destinata a pochi appassionati. La Paleontologia ci permette di dare uno sguardo al nostro passato per ricostruire come si sono modificati gli ambienti durante la lunga storia della Terra e ci offre gli strumenti per capire meglio il presente, come ad esempio i cambiamenti climatici.

Il Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università di Padova rappresenta il luogo ideale dove effettuare queste riscoperte: le sue vaste collezioni storiche comprendono decine di migliaia di esemplari, fra i quali moltissimi olotipi, cioè gli esemplari in base ai quali sono state istituite nuove specie e che sono pertanto esemplari di riferimento a livello mondiale.

 

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