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PALAFITTE EUROPEE NELLA COLLEZIONE NEUMANN
Un itinerario virtuale del Museo di Antropologia ripercorre un’importante tappa della storia dell’archeologia preistorica
Itinerario virtuale e testo a cura di Elisa Dalla Longa (Museo di Antropologia)
La ricerca sulle “palafitte” - insediamenti preistorici e protostorici che nell’arco di molti millenni, tra il Neolitico e la prima Età del Ferro, vennero costruiti su pali o bonifiche lignee lungo le rive di laghi e bacini umidi europei delle regioni alpine e sub-alpine, e che oggi sono tutelati dall’UNESCO - è uno dei temi fondamentali dell’archeologia preistorica a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Fu proprio in quei decenni, infatti, che, soprattutto in Svizzera, iniziarono a venire alla luce numerosi resti di pali o reperti riferibili ad epoche preistoriche in corrispondenza delle rive dei laghi peri-alpini. Nel 1853-54, poi, un eccezionale abbassamento del livello delle acque del Lago di Zurigo mise in luce la palafitta di Obermeilen. Scoperto da Johannes Aeppli, l’insediamento fu studiato dall’archeologo svizzero Ferdinand Keller. Da quel momento, l’interesse sia scientifico sia del pubblico sulle palafitte crebbe a dismisura, tanto che si parla di un fenomeno definito Pfahlbauten-Fieber (la “febbre delle palafitte”): una vera e propria euforia per tutto quanto riguardasse questo antichissimo tassello di storia europea. Sullo slancio dei primi rinvenimenti, molte altre palafitte furono rinvenute sulle sponde dei laghi di tutta Europa e antiquari e collezionisti arricchirono le loro raccolte con tantissimi reperti palafitticoli. Strumenti e gioielli in bronzo, vasi in ceramica, reperti in osso-corno animale ed eccezionali reperti in materiale deperibile - che si erano conservati proprio grazie all’ambiente umido degli insediamenti palafitticoli - erano le testimonianze più concrete di questo passato, e andarono a riempire teche e vetrine dei musei europei dell’epoca.
L’itinerario virtuale Palafitte europee nella collezione Neumann racconta proprio un esempio di questa vicenda museografica, che si svolge a cavallo tra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo. Nel 1925, l’Università di Padova arricchì le proprie collezioni archeologiche, geologiche, mineralogiche e paleontologiche grazie all’acquisto di una vasta collezione: quella dell’antiquario triestino Eugenio Neumann. La sua raccolta fu spartita in diversi musei dell’Ateneo, e la cospicua parte relativa ai reperti archeologici di epoca preistorica e protostorica confluì all’interno della collezione del Museo di Antropologia. Questa parte della raccolta Neumann ha una composizione molto eterogenea: ai numerosissimi reperti provenienti da Friuli, Carso e Istria - alla raccolta dei quali Neumann partecipò anche in qualità di appassionato di archeologia, partecipando ad alcuni scavi a seguito degli studiosi - si affianca una cospicua serie di oggetti provenienti sicuramente dal mercato antiquario. Questi testimoniano provengono da tutta Italia e da diversi paesi europei. Data l’epoca della sua formazione, nella collezione Neumann non potevano mancare le palafitte europee. Infatti, nella lista dei reperti Neumann confluiti al Museo di Antropologia, compaiono due dei contesti svizzeri che furono indagati nella seconda metà del XIX secolo (Colombier, Estavayer) e l’importante palafitta slovena di Brunndorf, nella palude di Lubiana, rinvenuta nel 1875 e scavata e studiata negli anni successivi. Inoltre, grazie allo studio della collezione di reperti, è risultato plausibile che anche un reperto dalla palafitta di Robenhausen (in Svizzera), possa essere fatto risalire all’acquisto di questa collezione.
L’itinerario virtuale Palafitte europee nella collezione Neumann racconta una serie scelta dei reperti che provengono da queste palafitte preistoriche e che sono stati acquisiti dal Museo a seguito dell’acquisto della collezione Neumann. Come tutti i reperti appartenenti ad una collezione museografica, sono oggetti dalle molte vite e dai molti significati. Se da un lato consentono di approfondire quali fossero gli aspetti di vita delle comunità palafitticole che vissero attorno ai laghi svizzeri e nella palude di Lubiana tra Neolitico ed Età del Bronzo - quindi circa tra il 4000 e 1000 anni fa -, dall’altro sono testimonianza della più recente storia della formazione della collezione, e delle logiche del collezionismo europeo tra XIX e XX secolo.
Ogni tappa dell’itinerario è relativa ad una delle quattro palafitte esaminate: Colombier, Estavayer, Robenhausen, Brunndorf. Nella descrizione delle tappe vengono forniti brevi cenni sugli insediamenti e sulla loro scoperta, mentre all’interno si trovano le schede di una serie di reperti - in ceramica, pietra, bronzo, corno - che vanno da ornamenti, a oggetti d’uso quotidiano, a strumenti artigianali.
La collezione di reperti archeologici pre- e protostorici del Museo di Antropologia racchiude alcuni importanti nuclei che riflettono noti ed importanti fenomeni della storia museografica europea del XIX e del XX secolo. Palafitte europee nella collezione Neumann racconta uno di questi nuclei.
Correte a scoprirlo!