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Vittorio Benussi: il fondatore inquieto
Una mostra ricorda il primo docente di psicologia a Padova
a cura di Fanny Marcon (Museo di Storia della Fisica)
Si è appena concluso un anno di eventi volti a celebrare il centenario della prima lezione di psicologia dell’Università di Padova, tenuta il 2 maggio 1919 da Vittorio Benussi, psicologo di fama internazionale e studioso eclettico nato a Trieste nel 1878 e morto a Padova nel 1927.
Ne celebra la figura una mostra visitabile presso il CLA del complesso di Psicologia, Vittorio Benussi: il fondatore inquieto, organizzata dai dipartimenti di Psicologia generale, di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione e di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata e curata da Ilaria Collini in collaborazione con Andrea Bobbio, Giovanni Galfano, Massimo Grassi e la sottoscritta.
Il percorso espositivo, reso disponibile anche alla consultazione online, si snoda attraverso 18 sezioni, volte a illustrare - attraverso documenti originali e immagini inedite - le intuizioni geniali, la personalità contrastata, la tragica fine e il prezioso lascito ai successori di Vittorio Benussi.
La prima sezione, “Uno studioso fra due mondi”, introduce alla figura di Vittorio Benussi, approfondendo la formazione dello studioso all'Università di Graz nel complesso clima politico dello scioglimento dell'Impero austroungarico, mentre nella seconda, “Due stanzini senza apparati”, si racconta l’arrivo di Benussi all'Università di Padova, le difficoltà e la sfida di costruire dal nulla il primo corso di psicologia offerto dall'Ateneo dotandosi dei necessari strumenti scientifici.
In “L’estetica dello psicologo”, terza sezione della mostra, si scopre invece il temperamento artistico di Benussi, rivelato attraverso le carte d'archivio corredate di disegni anatomici, schizzi e dipinti. Pochi sanno che Benussi, fra le altre cose, fu anche un appassionato di astronomia. Ne “Lo psicologo delle stelle”, questa passione di Benussi per l'astronomia viene raccontata attraverso i suoi disegni e la corrispondenza con il Direttore dell'Osservatorio Astronomico di Bologna.
Pioniere in molti campi della psicologia, Benussi si interessò anche di comportamento animale. Nella quinta sezione, “Il gatto di Vittorio”, sono mostrate alcune osservazioni di Benussi sul comportamento e sull'apprendimento animale, compiute grazie ad un gatto che si aggirava nelle prime aule del corso di psicologia sperimentale.
“Una famiglia di studiosi” è invece il titolo della sesta sezione, dedicata ai rapporti umani di Benussi con i propri studenti e colleghi, così uniti da formare la cosiddetta “Famiglia B.”. Tra i membri della famiglia troviamo anche Novello Antonino Papafava dei Carraresi, generoso mecenate della psicologia patavina, e Silvia De Marchi, brillante allieva di Benussi e prima donna laureata in psicologia sperimentale in Italia. Alla sua formazione e al suo rapporto con Benussi è dedicata la dodicesima sezione, “La prima allieva”.
Uomo dai molto contrasti, Benussi si interessò anche alla chiromanzia. Nella settima sezione, “Le stregherie di Vittorio”, sono spiegate la particolarità di questi studi di Benussi, a tutti gli effetti parapsicologici, e il tentativo di conciliarli con l'impostazione rigorosamente scientifica del suo operato.
Nell’ottava sezione, “Il sonno b”, è illustrato invece l’utilizzo delle tecniche ipnotiche, praticate da Benussi su soggetti sperimentali, come strumento di indagine delle emozioni. Per svolgere queste ricerche, Benussi si avvalse di un particolare strumento, lo pneumografo, una parte del quale è tuttora conservata presso il Dipartimento di Psicologia generale. Con lo stesso strumento, egli analizzò anche alcuni indici fisiologici, elaborando un'originale formula per distinguere verità da bugia. Grazie a questi studi, raccontati nella nona sezione, “Il respiro veloce delle bugie”, Benussi è ritenuto un pioniere della macchina della verità.
Buon conoscitore di Sigmund Freud, Benussi ne espose, fra i primi in Italia, le teorie psicoanalitiche in un'aula universitaria. Considerava la psicoanalisi come "mezzo di indagine psichica reale", un vero e proprio strumento della psicologia sperimentale. È questo il tema della decima sezione, “Psicoanalisi, fragile filo”. Benussi utilizzò le proprie conoscenze psicoanalitiche anche per sottoporre ad una psicoterapia uno dei propri allievi, Novello Papafava, aiutandolo a superare alcune difficoltà, raccontate nell’undicesima sezione, “Sul lettino di Benussi”.
Le ultime sezioni della mostra sono invece dedicate alla tragica fine di Benussi, ormai nota a tutti. Lo psicologo si suicidò il 24 novembre 1927 nel suo studio di Piazza Capitaniato 5 sorseggiando un the al cianuro di potassio. In realtà, la natura inquieta di Benussi e le sue periodiche crisi depressive lo condussero a progettare il proprio suicidio fin dai tempi in cui era studente universitario a Graz. A questa “progettazione della morte” è dedicata la tredicesima sezione, “Sperimentare la morte”, mentre la successiva, “Dal tuo ciclotimico Benussi”,invita a comprendere che cos’è la psicopatologia alla quale Benussi attribuiva il proprio male di vivere, descrivendone spesso i sintomi e le limitazioni nelle lettere ad amici e famigliari.
Il suicidio di Benussi venne taciuto per sessant’anni dai suoi allievi, fra cui spicca la figura di Cesare Musatti, deciso ad attribuire il decesso del maestro ad un malore. Il clima politico dell'epoca e fattori individuali potrebbero spiegare questo lungo silenzio, e a questo sono dedicate la quindicesima e la diciassettesima sezione, “Un silenzio amaro” e “Le ultime parole”.
Alla sua morte, Benussi lasciò un vuoto notevole, ma anche un lascito importante: il suo diretto successore, Cesare Musatti, e indirettamente anche Fabio Metelli, altro grande psicologo italiano, mostrano nelle loro linee di ricerca l'impronta e l'influenza dell'indimenticato maestro. La sezione “A seguito di Vittorio” mostra come la scuola di psicologia patavina sia profondamente debitrice dei lavori del primo indiscusso maestro.
La mostra accompagna così il grande pubblico a conoscere l’opera e la personalità di uno dei fondatori della psicologia italiana, a lungo dimenticato. Alcuni degli strumenti utilizzati da Vittorio Benussi sono tuttora conservati presso il Dipartimento di Psicologia generale, che gli è stato recentemente intitolato. L’archivio personale è invece conservato presso l’Aspi-Archivio storico della psicologia italiana dell’Università Milano-Bicocca. Le immagini contenute nelle sezioni della mostra, se non diversamente specificato, sono riprodotte per gentile concessione dell’Aspi.