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IL DETTAGLIO DELLA BELLEZZA

Presentato il restauro degli arredi Gio Ponti

 

Nell’ottocentenario dalla fondazione, l’Università degli Studi di Padova si e ci regala un progetto di restauro unico in Italia, che restituisce alla loro originale unità stilistica gli ambienti accademici progettati negli anni 1938-1943 dall'architetto e designer milanese Gio Ponti.

Un restauro complesso, che ha interessato arredi non musealizzati ma collocati in spazi tutt'oggi utilizzati come luogo di lavoro, reso possibile dalla fattiva collaborazione tra Direzione Scientifica, Direzione Lavori e la ditta aggiudicataria dell'appalto, sotto la supervisione costante della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso. Ripulito dalle alterazioni inevitabilmente subite nel corso dei decenni, il complesso sistema di arredi appositamente disegnati da Ponti per l’Ateneo patavino torna a farsi ammirare nella sua straordinaria coerenza estetica. 

 

PONTI ALL'UNIVERSITÀ

Negli anni 1938-1943, nell'ambito della fervida stagione di lavori edilizi che interessò l'Università di Padova, il rettore-archeologo Carlo Anti incaricò Ponti dell'ideazione degli arredi destinati a Palazzo Bo e Liviano, la nuova sede dell’allora Facoltà di Lettere progettata dallo stesso designer milanese. In uno strettissimo giro d’anni i due complessi si arricchirono di tavoli, scrivanie, sedie, poltroni e divani, armadi, scaffali, ma anche portaombrelli, appendiabiti e cestini, tutti realizzati sulla base dei disegni originali di Gio Ponti, impegnato anche nella progettazione di porte e pavimenti. 

A Palazzo Bo gli arredi pontiani erano destinati all’allestimento del piano nobile: il Rettorato con lo Studio del Rettore e la Galleria, la cui bussola apre verso la Scala del Sapere; le sale di riunioni e di rappresentanza (Sala della Nave, Sala dei Bozzetti, Sala del Senato, Archivio Antico); il cosiddetto Circolo dei professori, costituito da una serie di ambienti – salotto, sala del caminetto, sala da pranzo e cucina – nelle intenzioni di Anti destinati “da ritrovo abituale” per i docenti e le “signore dei professori”; la Basilica, la Sala dei Quaranta e, in Aula Magna, il fondale con i seggi d’onore e le gradinate laterali con le poltrone per gli ospiti; le quattro sale di laurea (Giurisprudenza, Medicina, Scienze e Lettere); le sale di ritrovo per studenti e studentesse, affacciate sul Cortile Nuovo. 


IL RESTAURO 

L’intervento di restauro, costato 2 milioni di euro e che, iniziato a luglio 2021, proseguirà fino all’autunno 2022, interessa circa 500 beni, dal 1989 sottoposti alle leggi di tutela dell’attuale Ministero della Cultura: oltre 600mq di boiserie e gradinate lignee in Aula Magna, circa 400 mq di pavimenti lignei, più di 400 sedute, e ancora scrivanie, porte, armadi, portaombrelli e appendiabiti, tutti lavorati rigorosamente a mano per non pregiudicare il materiale storico, con tecniche e materiali artigianali e con rivestimenti di pelle, cuoio e velluto della migliore qualità. Si è inoltre proceduto al restauro manutentivo della cattedra di Galileo, alla revisione statica e contestuale pulizia degli stemmi dell’Aula Magna, alla ripulitura di tre modelli di navi settecenteschi realizzati da Giovanni Poleni per i suoi insegnamenti e al restauro del raffinatissimo centrotavola di Venini su disegno di Carlo Scarpa, realizzato per la Sala da Pranzo del Circolo dei professori e oggi conservato presso la Basilica. Non da ultimo, si è intervenuti sulle lampade Ponti che illuminano lo Scalone del Sapere, ripristinando il meccanismo che ne permette la rotazione e l’apertura. 

Quello che si sta conducendo è un restauro filologico: ogni scelta (vernici, finiture, forme, colori, dettagli, misure) è condotta a partire da un minuzioso riesame della ricca documentazione, conservata presso l’Archivio Storico dell’Università. Lo studio dei carteggi tra Ponti, Anti e le ditte incaricate della realizzazione degli arredi, l’analisi dei disegni e dei progetti pontiani, con molte sue annotazioni manoscritte, e la lettura dei contratti di affidamento sono risultati fondamentali per comprendere quali fossero le volontà dell’architetto: dai dettagli delle finiture al tipo di ceratura e lucidatura (“a stoppino opaco”) o le modalità di imbottitura (“di crine animale e molle”); ma anche per conoscere le revisioni e i ripensamenti, ovvero le contestazioni per lavori non ad arte, come nel caso dello schienale del dossale centrale in Aula Magna, per cui si richiedeva la “sostituzione dei bottoni di stoffa con 21 bottoni dorati”.


Importante anche il riscontro fornito dalla documentazione fotografica, fatta realizzare da Carlo Anti ad alcuni tra i migliori professionisti dell’epoca e oggi parimenti conservata dall’Archivio Storico universitario, la quale ci mostra gli ambienti nel momento stesso del loro apprestamento: in alcuni casi essa ha permesso di verificare le scelte effettivamente attuate e di definire alcuni dettagli, come ad esempio la dimensione e la posizione esatta delle borchie sui profili delle poltrone e delle sedie, oppure la presenza delle frange “di corda giallo oro vecchio” a finitura di poltroni e divani, in buona parte rimosse col tempo.

L’aspetto chiaramente più sfuggente è rappresentato dalle scelte cromatiche dei rivestimenti, genericamente indicate nei disegni (“rosso cupo”, “verde 35 34”, “bruno cupo testa di negro con profili cuoio naturale”): a guidare la scelta in questi casi sono stati da un lato il riesame della tradizione Ponti, dall’altro lo studio delle palette di colori in voga all’epoca, anche grazie al confronto con il tappezziere.

 

LE SCOPERTE

L’attento studio dei documenti e il confronto con le fotografie d’epoca hanno regalato delle autentiche sorprese in merito ad alcuni particolari degli arredi, che con il tempo erano stati completamente travisati. Colpisce a prima vista il “nuovo” corrimano della Scala del Sapere, che, persa ormai ogni traccia della cromia originale, nelle memorie di chi ha visitato il palazzo negli ultimi anni era di un colore marrone-rossiccio. Niente affatto Ponti! Dopo una prima prova in bianco, l’architetto sceglieva infatti un colore “rosso pompeiano schietto”, come documenta una lettera inviata a Carlo Anti il 3 dicembre 1941, in cui lamentava come fosse stato invece impiegato un “color gelato di fragole macchiato con crema”. Per restituire alla balaustra il colore voluto da Ponti si sono allora confrontati i toni delle colonne della Basilica e certi dettagli dell’affresco, sempre a firma Ponti, che decora le pareti dello stesso Scalone. Il risultato è stupefacente! 

Estremamente affascinante anche la vicenda relativa al recupero delle sedute imbottite, a partire, ancora nel 2019, dalle poltrone e le sedie dello Studio della Rettrice, le quali, recentemente gonfiate nelle forme e virate a un color marrone-viola, sono state restituite alle originali linee squadrate, in pelle rossa e con frangia chiara. Procedendo con le verifiche sulla documentazione d’archivio è risultato come tali caratteristiche risultino presenti su tutti gli arredi imbottiti, andando a costituire le cifre fondamentali di un progetto votato alla linearità e al sapiente contrasto cromatico: le imbottiture in gommapiuma sono così state sostituite da molle e crine per le sedute, piuma per i cuscini; si è ripristinata la bicromia, con la coda di topo in contrasto a sottolineare i profili decisi e le curve morbide, che risultano ora di un’assoluta modernità; si è recuperato l’uso di pelli di colori differenti per i vari ambienti del palazzo.


E dopo il restauro, ecco anche la rinnovata Aula Magna rifulgere di una nuova luminosità: oltre a intervenire su poltrone e seggi, riportandoli alla forma originale, si sono qui ripristinanti gli elementi dorati, che erano stati rimossi dalle poltrone delle gradinate, dal seggio centrale e dal fondale; anche gli stemmi, ripuliti, risplendono oggi della foglia d’oro che li riveste.

Grazie a questo primo restauro sistematico degli arredi Ponti, che fa seguito ad altre operazioni di grande rilievo condotte negli ultimi anni sul patrimonio dell’Ateneo quali il restauro dell’Archivio Antico e i recentissimi restauri delle tele dei Quaranta e dei labari storici, viene dunque restituito alla sua originale configurazione un patrimonio assolutamente di prim’ordine, preziosa e rara testimonianza del genio creativo dell’architetto milanese.


Il restauro deli arredi è stato condotto sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso, e ha coinvolto per l'Università degli Studi di Padova: Area Edilizia e Sicurezza; Area Patrimonio Approvigionamenti e Logistica; Centro di Ateneo per i Musei; Archivio storico dell'Ateneo; Segreteria della Rettrice; Area Comunicazione - Cerimoniale e Manifestazioni, Public Engagement. 

Crediti fotografici: Federico Milanesi (Centro di Ateneo per i Musei)

 

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