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More Than Words

il racconto di un anno di lavoro

 

Conoscere un’opera d’arte attraverso il tatto, contribuire alla creazione di un libro multisensoriale, partecipare ad un laboratorio culturale raccontato anche in lingua dei segni, imparare come rendere accessibili i luoghi della cultura.
È questo e molto altro che lunedì 9 dicembre hanno sperimentato gli oltre cento partecipanti a “More Than Words: sulle spalle dei giganti”, evento conclusivo di “More Than Words -  raccontare i Musei di Ateneo in Comunicazione Aumentativa Alternativa”, progetto di Terza Missione a cura del Centro di Ateneo per i Musei dell’Università degli Studi di Padova e realizzato in collaborazione con l’ULSS 6 Euganea - Servizio Disabilità Adulti, il Comune di Padova - Settore Servizi Sociali, Meeple s.r.l., spin off dell’Università degli Studi di Padova, e la cooperativa sociale L’Iride.
Obiettivo del progetto: promuovere l’accessibilità al patrimonio museale universitario a persone con disabilità cognitiva.

Un progetto per rendere accessibile il patrimonio museale univesitario

Per la prima volta in Italia e in Europa un intero patrimonio museale universitario è stato reso accessibile anche a questo target di visitatori, non attraverso iniziative sporadiche, ma tramite percorsi e supporti permanenti ideati per permettere loro di fruire autonomamente delle proposte culturali e ricreative offerte dall’Ateneo.
“L'obiettivo era quello di realizzare dei materiali in comunicazione aumentativa alternativa, intesa non solo come l’utilizzo dei simboli ma come l'insieme di strategie comunicative che rendono più accessibile l'informazione a persone con diversi livelli di disabilità cognitiva, in particolare nello spettro autistico”- spiega Elena Santi, referente del gruppo Accessibilità e Inclusione del CAM.
L’ingrediente vincente di “More Than Word” è stata la partecipazione delle persone con disabilità in tutte le fasi della progettualità. “È un progetto di empowerment delle persone con disabilità cognitiva e punta a individuare, all'interno dei musei, gli spazi e le attività in cui possono essere protagoniste” - continua Santi.
È stato infatti realizzato in co-progettazione con i Talents Lab, cinque giovani nello spettro autistico, utenti della cooperativa sociale L’Iride, che hanno supportato lo staff del CAM nella predisposizione dei percorsi e degli strumenti.
I Talents Lab hanno collaborato anche nella realizzazione dell’evento finale, sia scrivendo e interpretando la pìece teatrale “Il vuoto”, centrata sul dialogo tra arte e scienza, che conducendo il laboratorio di costruzione di rampe con i mattoncini Lego.

L'accessibilità: un diritto, una strategia di promozione dell'inclusione e un criterio fondamentale di valutazione degli standard di qualità di un museo o di uno spazio culturale

Organizzata all’interno delle splendide cornici della Sala dei Giganti e del Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte a Palazzo Liviano, la giornata conclusiva del progetto ha previsto un programma ricco e variegato, a iniziare dagli interventi del professor Mauro Varotto, delegato della Rettrice per i Musei nonché ai saluti per questo evento, e della professoressa Barbara Arfé, delegata della Rettrice all’inclusione e alla disabilità.
“Un museo non si concepisce soltanto come un luogo di conservazione del patrimonio o di esposizione di reperti”  - ha spiegato il professor Varotto - “ma prevede tutta una serie di requisiti che devono renderlo un luogo interessante e accessibile al pubblico.”
L’accessibilità non può essere considerata un elemento accessorio, ma dev’essere un criterio fondamentale di valutazione degli standard di qualità di un museo o di uno spazio culturale.
Rendere accessibile a tutti il patrimonio culturale, oltre a essere un dirittoè anche una strategia di promozione dell’inclusione sociale.
“L’accesso ai beni culturali rappresenta un’occasione di vivere un percorso a livello individuale, ma è anche una possibilità per condividere con altre persone un’esperienza estetica, oltre che un’esperienza di vita. In questo modo laccessibilità ai beni culturali, non solo dell’Ateneo ma in senso lato, garantisce una maggior inclusione sociale” ha chiarito la professoressa Barbara Arfé - “Quando si fa un’esperienza culturale, si condivide con altre persone l’esperienza che si è fatta dalla propria prospettiva. È sempre un’occasione di incontro”.

Sperimentare creativamente l'accessibilità culturale: i workshop e i talk esperienziali

Durante la giornata le sei postazioni interattive a ciclo continuo presenti in Sala dei Giganti, così come i workshop e i talk esperienziali sui temi dell’accessibilità e della partecipazione sociale al Museo di Scienze Archeologiche e Arte hanno permesso ai presenti di sperimentare i diversi modi in cui il patrimonio culturale può essere reso accessibile a persone con differenti tipologie di disabilità.
A riscuotere grande successo è stata l’esperienza di sonorizzazione delle immagini realizzata grazie all’app Listening2Paintings, a cura di Meeple s.r.l. spin-off dell'Università di Padova, che ha permesso a quanti lo desiderassero di vivere una divertente esperienza sinestesica.
Coloratissime e realizzate con i mattoncini di Lego raccolti nell’ambito dell’iniziativa “LEGO al Museo”, le rampe costruite nel laboratorio condotto in Sala dei Giganti da Enrico Balestra, uno dei componenti dei Talents Lab, hanno rappresentato un mix creativo di accessibilità, sostenibilità ambientale ed economia circolare.
A coadiuvare Balestra anche Damiano Marini, campione italiano di handbike, autore del libro “La musica è nella mia testa”, testimonial del gruppo Talents Lab, nonché ospite d’onore dell’evento.
“Realizziamo rampe con mattoncini di Lego riciclati nelle scuole” - racconta Marini - “per raccontare il fatto che l’inclusione è fatta da tanti mattoncini, dall’impegno di tutti, che messi insieme riescono a creare ponti”.
Rendere accessibile la cultura è possibile solo grazie al contributo di tutti. È stato questo il messaggio del libro multisensoriale a cura di Cora Bertoni e Aurora Bonati, rispettivamente stagista e volontaria presso il CAM, alla cui creazione hanno contribuito sia persone con differenti tipologie di disabilità che persone “abili”.
Uno dei protagonisti della giornata è stato il tatto: grazie al laboratorio Musei in Valigia, a cura dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti (UICI) - sezione di Padova e al Laboratorio tattile in Gipsoteca, condotto da Alessandra Menegazzi, conservatrice, e Lorenza Masiero (UICI) i partecipanti hanno scoperto e apprezzato un’opera d’arte usando un senso differente dalla vista.
“Attraverso il tatto si può rilevare il materiale di cui è composta l’opera e le caratteristiche di questo materiale. Il tatto è un senso analitico che permette di cogliere tutte le particolarità di un’opera.” - spiega Lorenza Masiero - “Persone vedenti che hanno fatto l’esperienza tattile, mi hanno detto che toccando hanno colto dei particolari che non avrebbero colto solo guardando”.
Nel laboratorio di kamishibai tattile - antica forma di narrazione orale e per immagini di origine giapponese -, Elena Santi e Benedetta Rossi (CAM) hanno raccontato la storia di Elena Cornaro Piscopia in modo creativo, coinvolgente e accessibile anche alle persone con disabilità visiva e uditiva, grazie alla trasformazione delle immagini in disegni tattili e alla traduzione del racconto in lingua dei segni a cura di Mimma De Gasperi (Centro per la Storia dell’Università di Padova).

Rendere il patrimonio culturale accessibile: un traguardo da raggiungere con la responsabilità condivisa di tutta la comunità

L’evento ha riscosso un notevole successo. “Ho partecipato al talk di Amelia Napolitano e al laboratorio sul Kamishibai in LIS: in entrambi i casi l'esperienza è stata molto piacevole e sicuramente arricchente” - racconta Angela, operatrice didattica e culturale - “Ho visto altri modi per rendere la cultura accessibile (è ciò a cui punto, nel mio posto di lavoro) e sono tutti modi che possono essere più o meno alla portata delle tasche di ogni ente cultura”.
Rendere il patrimonio culturale accessibile a tutti e tutte è un dovere delle istituzioni e degli enti che producono e diffondono cultura ma soprattutto è un traguardo che è possibile raggiungere con la responsabilità condivisa di tutta la comunità, accademica e territoriale.

 

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