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L'ARTE DI TOCCARE L'ARTE

Il CAM in formazione al Museo Omero

 

Cosa significa accessibilità? In che modo possiamo rendere più accessibili e inclusivi i nostri musei? Dal 30 marzo al 1° aprile Elena Santi, responsabile del Museo dell'Educazione, e Alessandra Menegazzi, conservatrice del Museo di Scienze Archeologiche e d'Arte, hanno partecipato al Corso Nazionale "Accessibilità ai Beni Culturali 2023" promosso dal Museo Tattile Statale Omero: un momento formativo di alto livello rivolto a operatori museali, educatori, guide turistiche autorizzate e docenti per conoscere le tecnologie, gli strumenti, i metodi e le esperienze nazionali e internazionali nell'ambito dell’accessibilità al patrimonio culturale, dell'educazione dell'arte alle persone non vedenti, ipovedenti e sorde e del turismo accessibile. Ecco il racconto della loro esperienza. 

 

 

L’arte di toccare l’arte 

Il Museo Tattile Statale “Omero” di Ancona deve il suo nome al poeta preferito dal suo Direttore, il prof. Aldo Grassini,  e dalla moglie Daniela Bottegoni. Il suo busto accoglie le persone all’ingresso degli spazi museali e introduce alla collezione storica, che si svolge nelle meravigliose sale della Mole Vanvitelliana.

Omero, si sa, è il sommo poeta. Ed era anche cieco, come narra la leggenda.

Entrare al Museo Omero significa cambiare prospettiva e vedere l’arte in modo nuovo, e non solo perché al Museo Omero l’arte si può toccare. Significa confrontarsi con l’essere persone, con il significato di diritto alla bellezza, con la consapevolezza che le cose si possono fare, il punto è capire come. 

Per tre giorni abbiamo avuto la possibilità di fare il pieno di nuove prospettive, frequentando il Corso Nazionale sull’“Accessibilità ai beni culturali”, che il Museo Omero organizza ormai da diciannove anni. Il Museo festeggerà quest’anno i suoi trent’anni, ed ha iniziato presto ad insegnare.

L’obiettivo del corso è di presentare tecniche, strumenti e tecnologie innovative utili a garantire la fruizione del patrimonio culturale da parte delle persone con disabilità visiva e uditiva, nonché di raccontare esempi di buone pratiche già esistenti sul territorio nazionale. Il risultato che raggiunge è quello di rendere tutti consapevoli di quanto poco basti, a volte, per far sentire bene accolta una persona con disabilità.

Siamo concrete: non tutto, o quasi niente, è a costo zero. Le barriere architettoniche, sensoriali, cognitive, esistono e spesso le portiamo con noi perché i nostri Musei sono ospitati in palazzi storici meravigliosi, che sono anch’essi dei beni da tutelare. 

Invece di pensare a cambiare tutto, vogliamo imparare a pensare a cosa possiamo cambiare: ora, tra un anno, tra dieci… l’importante è iniziare, quantomeno a pensarci!

 Tra i nostri appunti, vogliamo condividerne tre.

Il primo appunto riguarda la necessità di acquisire consapevolezza sui temi dell’accessibilità e dell’inclusione. Che il patrimonio culturale sia di tutti, e che tutti abbiano uguale diritto di fruirne, è scritto nelle più alte e importanti leggi internazionali e nazionali. La consapevolezza porta a modificare il punto di vista: la domanda non è più “se” le persone cieche, ipovedenti, sorde, sordocieche… possano godere dell’arte, la domanda è “come” fare, affinché questo sia possibile.

A questa domanda rispondono in molti: il Museo Omero, dove l’arte si deve toccare (anche ad occhi aperti, e vi assicuriamo che intrecciare le dita della Venere De’ Medici, ancorché in copia, è un’emozione profonda); il Museo Anteros di Bologna, dove la pittura entra nella terza dimensione e si fa volume e prospettiva, diventando materica e tangibile; la RAI - Direzione Pubblica Utilità, che porta le persone con disabilità uditiva a godere dell’opera attraverso un eccellente progetto di traduzione in LIS al ritmo della musica.

E sono solo alcuni esempi.

Il secondo appunto, conseguente al primo, è la necessità di una adeguata formazione degli operatori: serve conoscere e serve confrontarsi, serve fare esperienza e serve fidarsi.

Il terzo appunto riguarda l’attenzione alle persone, che devono essere sempre al primo posto. Questo è in realtà il punto più importante, poi ogni cosa viene di conseguenza. 

Sul contenuto e la struttura del corso non vogliamo svelare niente di più: il messaggio è “provare per credere!”. L’anno prossimo il corso di formazione compirà 20 anni e siamo sicure che sarete in tanti a partecipare!


Un ringraziamento sincero e profondo a tutte le relatrici e i relatori di questa edizione, al Professor Grassini e allo staff del Museo Omero, compresi i numerosi volontari del Servizio Civile Nazionale, i tirocinanti, le operatrici della cooperativa: semplicemente, grazie!

E un grazie anche alla Cooperativa Sociale MicaMole! che ha nutrito anche il nostro corpo (siamo tutti persone, alla fine, no?)

Elena e Alessandra