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Il CSC compie 40 anni e viene iscritto nella History of Computer Music

La prestigiosa rivista “Computer Music Journal” dedica uno speciale approfondimento al Centro di Sonologia Computazionale Unipd

 

a cura di Sergio Canazza e Giovanni De Poli


Più di 2000 pubblicazioni scientifiche, oltre 200 nuove produzioni musicali compresi lavori che hanno segnato la storia della computer music: numeri che rendono conto dello straordinario impegno portato avanti dal Centro di Sonologia Computazionale patavino nei suoi primi quarant’anni di vita, con importanti riconoscimenti anche a livello internazionale. In occasione dell’anniversario dalla fondazione, la prestigiosa rivista “Computer Music Journal” del Massachusset Institute of Technology gli dedica la sezione “The History of Computer Music”, ripercorrendone la storia, mettendo in luce le peculiarità di un centro da sempre votato all’interdisciplinarietà, uno straordinario ibrido al confine tra scienza e discipline umanistiche. Gli autori dell’articolo, il direttore del CSC, prof. Sergio Canazza, e il prof. Giovanni De Poli, riassumono per noi le principali tappe di questo percorso.

 

Le origini

Pioniere dell’elaborazione del suono in tempo reale e del live electronics, il Centro di Sonologia Computazionale (CSC) viene ufficialmente istituito presso l’Università degli Studi di Padova nel 1979, ma per tracciarne la storia bisogna andare indietro di almeno altre due decadi. Risalgono infatti agli anni Cinquanta dello scorso secolo le prime ricerche multidisciplinari sulla tecnologia musicale presso l’Ateneo patavino: è il 1957 quando Giovanni Battista Debiasi realizza un organo fotoelettrico, in cui cioè le oscillazioni elettriche sono prodotte da un disco rotante con fenditure che variano periodicamente la quantità di luce di una lampadina, la quale raggiunge un fotodiodo.

Nel corso degli anni Sessanta, Debiasi porta avanti studi all’avanguardia sulla sintesi vocale, che si rivelano presto di estremo interesse anche per l’ambito musicale, facendo intravvedere interessanti prospettive di ricerca sulle possibilità legate all’elaborazione digitale dei segnali audio. Insieme agli allievi Giovanni De Poli, Graziano Tisato e Alvise Vidolin, Debiasi avvia la ricerca patavina nel campo dell’informatica musicale, intercettando presto gli interessi dei compositori contemporanei, che iniziano a frequentare regolarmente il laboratorio per imparare a utilizzare il sistema di informatica musicale dell’Università e creare originali opere musicali.

Alla fine degli anni Settanta i tempi sono così maturi per formalizzare l’istituzione del CSC, frutto della collaborazione tra gli allora Istituto di Elettrotecnica ed Elettronica, Centro di Calcolo di Ateneo e Facoltà di Ingegneria. All’interno del Centro, i membri fondatori portano avanti ricerche scientifiche in differenti ambiti: Debiasi (direttore fino al 1981) spazia dalla sintesi vocale alla conservazione e restauro dei beni culturali musicali; Tisato (direttore dal 1981 al 1991) si impegna nel settore dell’analisi e della sintesi della voce e del suono; De Poli (direttore dal 1992 al 2015), si interessa in particolare allo sviluppo di algoritmi per la modellazione del suono, allo studio dell’espressività nella musica, alla conservazione e al restauro di documenti audio; Vidolin (supervisore artistico del CSC sin dalla sua fondazione) è progettista di sistemi informatici per la computer music e interprete a livello internazionale di live electronics.

 

Gli ambiti di ricerca

L’ampiezza degli orizzonti di ricerca caratterizza la storia del CSC, imponendolo come una realtà unica a livello internazionale: rispetto agli altri Centri nel mondo, quello padovano non si dà un particolare orientamento estetico, per forza di cose limitante, e mette invece al centro dei suoi interessi la ricerca scientifica e lo studio precipuo del supporto tecnologico e del suo ruolo per il conseguimento di innovativi risultati artistici.
Nel corso degli anni, spinta dai nuovi interessi dei ricercatori via via entrati a far parte del gruppo e dal progresso delle tecnologie, la ricerca del CSC si è evoluta in diverse direzioni: dallo sviluppo di sistemi interattivi per produrre i suoni e la voce, al centro degli studi condotti negli anni Settanta, allo sviluppo di innovativi algoritmi di sintesi del segnale sonoro e per la simulazione del meccanismo fisico di produzione del suono, su cui si è concentrata la ricerca negli anni Ottanta, quando l’interesse dei musicisti per lo spazio come parametro compositivo ha guidato anche ricerche sulla riverberazione e sulla spazializzazione binaurale del suono. Negli anni Novanta l’attenzione si è spostata all’esplorazione dell’informazione espressiva e all’esecuzione musicale per capire cosa rende espressiva un’interpretazione musicale e quindi come rendere nella sintesi del suono le molte sfumature espressive, che il musicista introduce mentre suona. Più recentemente, sotto la guida di Sergio Canazza (direttore dal 2015), il CSC ha portato avanti innovativi studi sull’interazione persona-macchina attraverso il suono e sulle tecnologie atte a favorire l’inclusione di studenti e lavoratori con disabilità, oltre che il dialogo tra diverse culture e popolazioni (produzione di nuovi eventi artistici, conservazione e valorizzazione del patrimonio musicale, creatività computazionale, ecc.).

Il trasferimento tecnologico (brevetti, progetti applicativi che coinvolgono anche il territorio) avviene dal 2013 grazie ad AudioInnova srl, spin-off del nostro Ateneo e riconosciuto leader europeo nel campo dell’informatica per la valorizzazione innovativa dei beni culturali musicali, materiali e immateriali.

 

La ricerca musicale

L’assenza di idiosincrasie estetiche ha permesso al CSC di aprirsi fin dalle origini a proficue collaborazioni con gli esponenti della computer music più rilevanti nel panorama mondiale: nel corso degli anni musicisti e scienziati hanno lavorato fianco a fianco usando il know-how del CSC come supporto per l’innovazione di nuove forme espressive nella musica, nel teatro musicale e nelle installazioni artistiche multimediali interattive. Ne sono nati lavori entrati a far parte della storia della musica contemporanea (catalogo completo in http://csc.dei.unipd.it/multimedia-works/, con possibilità di ascolto di una parte di essi in:
http://csc.dei.unipd.it/research/).

Tra le opere più significative dal punto di vista scientifico, oltre che musicale, meritano anzitutto di essere citate Prometeo, la tragedia dell’ascolto di Luigi Nono (prima esecuzione 25 settembre 1984), per il suo innovativo utilizzo delle tecniche di spazializzazione, in particolare nella dimensione verticale; e Perseo e Andromeda di Salvatore Sciarrino (prima esecuzione 27 gennaio 1990), per la totale sostituzione dell’orchestra con calcolatori elettronici. Come esempio di installazioni artistiche, dove l’interazione avviene tra il mezzo informatico e il pubblico, si ricorda Il caos delle sfere: anche tu musicista con 500 lire di Carlo De Pirro (prima esecuzione 9 giugno 1999), installazione per flipper elettromeccanico e pianoforte controllato da computer; mentre particolarmente significativa per l’interazione espressiva risulta Medea di Adriano Guarnieri (prima esecuzione 18 ottobre 2002), video-opera in tre parti per sequenze video, solisti, coro, orchestra e live electronics.

 

La conservazione del patrimonio

Un nuovo importante tema di ricerca introdotto all’inizio del nuovo millennio è quello legato alla conservazione dei beni culturali musicali, derivato dalla consapevolezza della rapidissima obsolescenza delle tecnologie, particolarmente rilevante nel caso delle installazioni multimediali interattive e della musica elettronica e informatica, in cui i compositori lavorano direttamente sul nastro magnetico. La ricerca CSC ha portato alla definizione di una metodologia filologicamente informata per la conservazione, il restauro e l’edizione critica di documenti sonori. Questo studio impiega strumenti realizzati nell’ambito dell’intelligenza artificiale al fine di garantire una rappresentazione dei dati idonea a essere compresa e utilizzata da musicologi e archivistici, per raggiungere la massima accessibilità ai dati presentati.
Mettendo a frutto le diverse competenze degli specialisti che collaborano con il CSC (da musicologi a ingegneri dell’informazione), l’innovativa metodologia proposta dal Centro tiene conto del contesto culturale, in cui il documento è stato prodotto, e ne assicura l’adeguata conservazione all’interno di un’infrastruttura sviluppata ad hoc per rispondere alle specifiche esigenze del bene (apparecchiature di riproduzione professionali, convertitori analogico-digitale, incubatori per il trattamento termico di nastri magnetici, ecc.).

A oggi, la metodologia CSC è stata applicata in progetti di ricerca internazionali finanziati da archivi di grandi dimensioni, quali l’Archivio Luigi Nono, il Centro Studi Luciano Berio, il Paul Sacher Stiftung, l’Arena di Verona e la Scuola Normale Superiore di Pisa.


Leggi l’articolo completo sul “Computer Music Journal”