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STORIE DA UN MONDO “PLASTIC FREE”
Un itinerario virtuale tra i reperti etnografici in materiale deperibile conservati al Museo di Antropologia
Itinerario virtuale e testo a cura di Elisa Dalla Longa (Museo di Antropologia)
Che cosa lega assieme i tantissimi reperti etnografici conservati al Museo di Antropologia? Il progetto “Storie da un mondo plastic free” vuole rispondere proprio a questa domanda. Formatosi tra la seconda metà del XIX secolo e la prima metà del XX, il Museo di Antropologia conserva diverse raccolte: una collezione osteologica raccoglie migliaia di resti scheletrici umani e di primati; una collezione paletnologica conserva reperti archeologici soprattutto delle fasi preistoriche e protostoriche; una collezione etnografica, infine, raccoglie reperti etnografici provenienti da tutti i continenti, che testimoniano gli oggetti della vita quotidiana e le produzioni artistiche e artigianali di numerose popolazioni tradizionali ancora oggi viventi o del folklore europeo.
L’obiettivo del progetto è proprio quello di raccontare questi oggetti etnografici. Esclusi gli oggetti di particolare valore intrinseco o artistico, i reperti in esame appartengono infatti ad ogni sfera della vita umana - vita quotidiana, religiosità, lavoro, ecc. -, provengono come si è detto da tutti i continenti, e sono stati raccolti nei tempi e nei modi più diversi. Che cosa li accomuna? Il fatto di essere realizzati, nella grande maggioranza dei casi, in materiali naturali e deperibili. Le popolazioni tradizionali che li hanno prodotti non conoscevano - o non avevano recepito in alcun modo nel loro sistema di produzione - l'uso di materiali come la plastica: si tratta, quindi, di una collezione totalmente “plastic free”.
Dopo la serie di video presentati al Festival dello Sviluppo Sostenibile del 2020, il progetto realizza ora un itinerario virtuale, Storie da un mondo “plastic free” al Museo di Antropologia, che racconta nel dettaglio una serie di reperti etnografici tutti realizzati in materie prime naturali e deperibili. L’itinerario si suddivide in tre tappe, declinate a seconda del continente di provenienza degli oggetti scelti. La prima tappa, Oceania, presenta delle zucchette pirografate - utilizzate per contenere il bétel, tradizionalmente masticata come si fa con il più noto tabacco -, due borse in fibre vegetali, una collana-amuleto realizzata in corda e placchette di conchiglia e due orecchini in piastra di tartaruga. Nella tappa Africa, invece, il percorso si sofferma su tre contenitori in legno per il latte - detti bucòr -, un contenitore per il burro - il gheleble -, una bottiglia realizzata in legno e cuoio e una scodella in guscio di noce di cocco. La tappa Vicino Oriente, infine, porta a scoprire una borraccia in legno, probabilmente proveniente dalla Turchia.
I reperti conservati in molti musei etnografici sia italiani sia europei sono spesso reperti “difficili” da raccontare e da valorizzare. Il progetto “Storie da un mondo ‘Plastic free’” propone una chiave di lettura che lega il museo ad una sfida del presente, quella della riduzione dell’uso della plastica. Come lo fa? Suggerendo attraverso i reperti uno spunto di riflessione: le materie prime artificiali non sono sempre state la norma e non sono scontate in tante parti del mondo che ancora vivono tradizionalmente. Un museo antropologico, specchio della realtà vivente, può raccontare anche questo.